domenica 14 marzo 2021

Caffarella

 


Il parco della Caffarella è un pezzo di campagna romana miracolosamente sopravvissuto fino a oggi e la parte più verde del parco dell'Appia Antica, vecchio sogno di Antonio Cederna, di cui fa parte.
Molti ci vanno semplicemente per correre, camminare o respirare, ma per chi vuole vedere le emergenze storiche e paesaggistiche c'è un itinerario un po' arzigogolato che permette di vederle tutte. I punti di partenza possibili sono vari e se si va con i mezzi pubblici non è neanche obbligato finire l'itinerario nello stesso punto. Dalla stazione metro A di Furio Camillo, percorrendo via Cesare Baronio prima di arrivare si può dare un'occhiata alla peschiera romana, poi arrivando all'ingresso del parco (utili mappe su pannelli) si può vedere la cisterna fienile, poi ci si allunga verso la cisterna ninfeo e si ritorna verso il pittoresco casale della vaccareccia. Qui si può abbreviare e attraversare il ponte sul fiume Almone, oppure allungare per punti meno affollati: un paio di collinette panoramiche con un bel colpo d'occhio sul parco e al di fuori(i punti al di fuori più facili da individuare sono il gazometro, la tomba di Cecilia Metella e la cupola di San Pietro) e alcune vedute dell'Almone, che si attraversa all'altezza di Torre Valca. Da qui ci sono i pui più interessanti: dopo la cisterna romana e il vicino bosco sacro, ci sarebbe la chiesa di Sant'Urbano alla Caffarella, ricavata da un tempio romano da cui sono ancora visibili le colonne, ma è incredibilmente contenuta in una proprietà privata ed è possibile solo intravederla da dietro la recinzione. Pienamente visibile, fortunatamente, è il tempio di Egeria. Seguono poi il mausoleo di Annia Regilla, aperta durante i fine settimana, e la fattoria degli animali, che interesserà molto i bambini (che probabilmente avranno già visto i conigli, piuttosto socievoli se non ci sono cani in giro). Da qui si può uscire verso l'Appia antica seguendo via della Caffarella oppure riattraversare l'Almone per vedere lo stagno-postazione di birdwatching e la cisterna monumentale.

venerdì 5 febbraio 2021

Saint Lucia

 Saint Lucia ha tutto quello che ci si può aspettare da un'isola caraibica e in più non è (troppo) famosa. Lunga 45 km e larga 25 (ma per morfologia e strade i tempi di percorrenza sono più lunghi di quello che ci si aspetterebbe), con la costa ovest perfetta per mare e snorkeling, mentre quella est, affacciata sull'oceano, è bella ma non troppo adatta alla balneazione.
Il periodo migliore per visitarla va da metà dicembre a metà aprile.
Molti restano solo in un posto, magari un resort di lusso nella parte nord. È bello anche così, ma chi si gira l'isola non se ne pentirà. Ci vuole un ora e mezza circa in auto per andare dal sud al nord, molto di più con gli one dollar bus, autobus pubblici, colorati e con musica ad alto volume, ma il divertimento è assicurato.
L'aeroporto internazionale si trova alla punta sud dell'isola, vicino al villaggio di Vieux Fort e a Sandy Beach.
Tutti i villaggi della parte sud, come Laborie, Micoud o Chosieul  hanno una bella atmosfera e spiagge nelle vicinanze.
Il posto più conveniente dove alloggiare nella parte sud è però Soufriere  Da qui si può accedere a Diamond Falls, Botanical Gardens, New Jerusalem Mineral Baths, Sulphur Springs e  naturalmente the Pitons: dei due, il  più agevole da scalare è il Gran Piton, necessari biglietto di ingresso e guida. Come spiagge, Jalousie, Anse Mamin e Anse Chastanet.
Castries è la capitale e si trova al centro dell’isola sulla costa ovest. Ci si può trovare un po’ di atmosfera cittadina, possibilità di shopping (mercato del sabato, vendors arcade), una curiosa cattedrale. C’è il problema della navi da crociera che scaricano orde di persone per le strade.
Il nord è molto più sviluppato turisticamente. Ci sono posti molto popolari come Rodney Bay, che ha un centro molto animato e una grandissima spiaggia, Reduit.
Oppure Gros Islet, dove c’è uno dei friday night party più frequentato dell’isola con vicino i panorami, il vecchio forte e le spiagge di Pigeon Island.

I posti più rinomati per lo snorkeling sono Smuggler’s cove, Jalousie beach, Anse Chastanet e Anse Cochon.
Per sfuggire dalla folla ci si può orientare sulle spiagge del nord-est: Cas En Bas, Anse La Voutte, Grand Anse.

martedì 26 gennaio 2021

Un itinerario in Caucaso

Tre paesi, visitabili uno alla volta, o più ambiziosamente tutti e tre. Servono minimo tre settimane e, fino alla guerra del 2020, l’ordine temporale era tassativamente Azerbaijan, Georgia e Armenia, causa strascichi della guerra del nagorno-karabakh. Non è chiaro come sarà la situazione post guerra e post covid-19. 


Baku  è un meraviglioso mix di antico e nuovo.

Nella parte vecchia medievale cinta da mura, sorgono il Palazzo degli Shirvanshah, un vasto complesso reale, e l'iconica torre in pietra della Vergine. Tra i luoghi di interesse contemporanei spiccano il Centro Heydar Aliyev, progettato da Zaha Hadid, e le Flame Towers, 3 grattacieli a punta ricoperti di schermi a LED.

Baku si affaccia sul mar Caspio, uno dei mari o laghi più mitici (e inquinati) del mondo. Per gli avventurosi, ci sono spiagge a 20-30 minuti dal centro città: a sud Shikhov e Crescent, sul lato nord della penisola di Absheron, Bilgah e Amburan, nel lato sud della penisola, Emin.

Nella penisola di Absheron si organizzano day trip per vedere il fuoco perenne di Yanar Dag, tempio del fuoco di Ateshgah, le fortezze di Mardakan e Ramana, in ordine crescente di interesse, nonché il museo etnografico di Qala.

Il Qobustan è un day trip piuttosto facile, si trova a un'ora e mezza da Baku e si possono vedere i petroglifi e i vulcani di fango, anche se il trasporto non autonomo potrebbe limitare il tempo e i posti visitabili (per i vulcani è necessaria, a detta degli autisti, una corsa da 15 minuti in Lada 4x4).

Sheki (o altri 4-5 modi di scriverne il nome) è una città antica tra le montagne, i monumenti islamici più importanti sono il caravanserraglio e il palazzo dei Khan (Khanserai). Avendo tempo ci sono cammini e luoghi interessanti nei dintorni, come il museo-labirinto di Fadil. Da Baku contare almeno 6 ore di taxi, marshrutka o bus. Il treno è solo notturno.

L'Azerbaijan del nord ha montagne e villaggi molto pittoreschi. Si può raggiungere Quba, che un centro storico con moschee e un quartiere ebraico, in circa tre ore e poi puntare al villaggio di montagna di Xinaliq, un posto abbastanza in capo al mondo. Bisogna poi necessariamente ripassare per Baku.

Partendo verso ovest la prima tappa interessante è Lahic, un villaggio tradizionale anche se un po' turistico. Per raggiungerlo bisogna passare per Ismaili. Vicino, a Ivanovka, c'è l'unico kholkoz di epoca sovietica ancora attivo.

Da Sheki bisogna scegliere l'itinerario verso Tbilisi. Il più veloce è quello che passa per Ganja, seconda città del paese, di moderato interesse. Più lungo è quello che passa per Zaqatala, cittadina tradizionale di montagna, e, passati in Georgia, permette di visitare  la zona vinicola del Kakheti con il suo capoluogo Sighnaghi e il monastero di Davit Gareja.


Tbilisi è una città molto piacevole in cui passare qualche giorno, con un centro storico molto pittoresco anche se un po' cadente, il viale Rustaveli, la fortezza di Narikala  e i bagni Abanotubani e Orbeliani, architetture contemporanee come il ponte della pace e il teatro e il centro espositivo di Rize Park e un'atmosfera cosmopolita. A pochi chilometri c'è Mtskheta, antica capitale e patrimonio dell'Unesco.

Dopo qualche giorno a Tbilisi, le possibilità sono molte. In montagna, nella catena del Caucaso, si deve scegliere tra la zona di Kazbegi e quella di Mestia e Ushguli (Svaneti), più pittoresca con i villaggi fatti di alte torri. 

Questa parte è più difficile da raggiungere da Tbilisi. Una possibilità è di prendere un treno notturno da Tbilisi a Zugdidi e poi prendere un marshrutka.

Uplistsikhe (monastero rupestre) e Gori (città natale di Stalin) sono spesso visitate insieme sulla strada per Kazbegi.

 Kutaisi, la seconda città del paese, è interessante. Batumi sul mar Nero è una località balneare con un bel lungomare e architettura eclettica. Andando verso l'Azerbaijan c'è la zona vinicola del Kakheti con il suo capoluogo Sighnaghi e il monastero di Davit Gareja.

Il piatto nazionale è il Khachapuri, una sorta di focaccia ripiena di formaggio con spesso un rosso d'uovo come decorazione. Poi i  khinkali, ravioli ripieni e l'ochakhuri, uno stufato di carne e patate servito con insalata, mtsvadi, la versione georgiana dello shashlik e il suluguni un formaggio anche da friggere.

 

Se si è arrivati fino a Batumi, la strada per l'Armenia non è breve e potrebbe essere conveniente spezzare il viaggio in una tra le tranquille Akhaltsikhe, Borjomi o Vardzia. 

Dopo l'entrata in Armenia si arriva nella seconda città del paese, Gyumri, che su Google maps si chiama inspiegabilmente Guayaquil. Ricostruita dopo il terremoto del 1988, è comunque un posto tranquillo per spezzare il viaggio e vedere la vita degli armeni. Da Gyumri, Yerevan dista circa tre ore di marshrutka.


Yerevan, la capitale dell'Armenia, è meno interessante delle altre due capitali, ma ha un'atmosfera rilassata e una architettura interessante, con palazzi del primo Novecento, architettura sovietica e rinascita postmoderna. Inoltre può servire da base per la maggior parte delle attrazioni del paese. Le due più famose a portata di mano sono  il monastero di Khor Virap (il monte Ararat incombe pittorescamente) e la cattedrale di Echmiadzin. 

I monasteri di Haghpat e Sanahin, con base a Vanadzor, sono sulla strada per la Georgia. Il lago Sevan è un lago di montagna molto apprezzato dagli armeni anche per balneazione. È circondato da monasteri, tra cui il più interessante è quello di Sevanavank. Vicino c'è Dilijian, al centro di una zona montuosa, ribattezzata un po' generosamente come "la Svizzera dell'Armenia".

A sud, un po’ troppo fuori mano per un’andata e ritorno in giornata, la città di Goris e il monastero di Tatev. Fino al 2020 era anche la strada per visitare il Karabakh.

 

Per tutta l’area caucasica, un sito prolisso ma documentato.